Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

domenica 31 agosto 2014

Estate armerina 2014

 

Rumore 


Il rumore non tace,
fa chiasso, schiaccia il silenzio,
non ha stanze vuote.
 Il rumore non guarda il mio sonno,
non rispetta scadenze né ore,
lui non vuole incorniciare la serenità,
la possiede,
non ti sussurra dolcemente,
è assordante.
Il rumore è vivente,
la parte più dura di noi,
non ha rispetto di niente.
Il giono è il suo servo obbediente,
e la vita col suo stile
non gli mente,
c'è chi non può farne a meno
perché da lui dipende.
Poi arriva la notte
che per un poco 
lo mette a tacere,
finalmente.

Roberto Lavuri,  
Le mie poesie, 2014

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

Soluz. Aguzzate la vista n. 22

Come si può osservare si tratta del medaglione al collo del barone Marco Trigona. Nonostante l'ingrandimento non sono riuscito a decifrare la scritta che c'è sulla destra del medaglione: "I X O N" o "I X ? 2". Forse una dritta per le prossime schedine del Totocalcio. Al vincitore che ha indovinato (Ettore) verrà recapitato il premio messo a disposizione questa volta, addirittura, dall'UNESCO, col quale il blog è in continuo contatto !

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

sabato 30 agosto 2014

Guardando gli altri / 4

 

I ferri ai piedi


Due caropipani, di professione ladri, pensarono di morire; e buttatisi sul letto non davan più segno di vita. Gettaron loro le strida, li vestirono, li misero nel cataletto e li portarono per morti in chiesa. Ma la notte, quelli buttarono all'aria i coperchi, e più vivi di prima si diedero a saccheggiare ogni cosa; e rotte le sbarre scapparono via per le lunette. La mattina, aperta la chiesa, non si trovarono più i morti né le cose di prezzo, e lo scandalo fu grande. 
- Qua bisogna provvedere - gridarono i gabbati - ché i morti non sono morti e fan cose da vivi; - e radunato in fretta il consiglio, dopo molto sputare fu finalmente gettato a suon di tamburi e di trombe questo bando: 
- Caropipani, da oggi in poi, chi vuol morire ha da pensarci due volte; e chi non è sicuro d'esser morto non muoia, ché quelli che son tali verran ferrati ai piedi come muli!
E d'allora in poi, così fecero; e di caropipani non morì più alcuno che non fosse veramente morto.

Francesco Lanza, Mimi Siciliani, Milano, 1928

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

giovedì 28 agosto 2014

La pasta

 

COMU SI BUGGHI LA PASTA


Si la pasta la scinni crudulidda
ha' vogghia d'aspittari ch'arrimodda;

attentu quannu 'mpiatti ca ti sgridda,
e si la tasti ganghi ganghi 'ncodda.

Si poi la nesci troppu scuttulidda
frascàtula* diventa tantu è modda!

Còcila giusta, e, si ti piaci, 'ngridda,
e, 'mpuru schitta, vidi ca ti codda.

Girolamo Giusto, 1937

*Frascàtula = polenta di cicèrchie.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

mercoledì 27 agosto 2014

Via scomparsa ma non dimenticata

L'ex via Francesco NEGRO adesso n. 7 di viale Gen.le MUSCARA'
Dietro segnalazione di Silvio, un concittadino da tantissimo tempo in Settentrione, ho dovuto constatare la scomparsa di una via dedicata a un piazzese, di cui gli parlava spesso il suo maestro Bonifazio in IV elementare. Diversi decenni fa, di fronte l'ingresso alla piazzetta della Palestra dell'ex ITIS, dal 28/4/2013 Piazzetta del Volontario (Avis), c'era una via che collegava il viale Generale Muscarà, questo tanti anni fa intitolato a Francesco Sottosanti*, alla via Benedetto La Vaccara. Il nome della via, ormai non più leggibile, che era scritto sulla targa in cemento ancora presente indicata dalla freccia rossa nella foto, ricordava Francesco NEGRO. Questi era un medico e scienziato di gran fama che, portatosi sull'Etna per approfondire gli studi di vulcanologia, nel controllare l'imponente eruzione del 1536, il 22 marzo di quell'anno precipitò nel magma incandescente. Ce lo riferisce l'abate Vito Maria AMICO (1697-1762) nel suo Catana illustrata del 1741 con queste parole: Crollò quel giorno il tempio di S. Leone eretto nel bosco, e crollato, fu dai torrenti di fuoco ingombro. In quella circostanza occorse un'orribile disavventura a un valoroso medico, di nome Francesco Negro, il quale per indagare sulle voragini apertesi nei pressi, che mandavano al cielo sassi infuocati, sconsigliatamente avvicinatosi alla fornace, crollatogli sul capo un'eruttato sasso, morì.**

*Francesco SOTTOSANTI, nato nel 1894, dopo aver vinto il concorso magistrale andò a insegnare nelle scuole elementari di Verpogliano di Vipacco (Gorizia), oggi in territorio della Slovenia. Ai primi giorni dell'anno scolastico 1930-31, il 4 ottobre, venne ucciso a fucilate sotto gli occhi della moglie e dei figli da elementi antifascisti d'oltre confine. E' ricordato tra i nomi dei caduti della Rivoluzione fascista. (tratto da Martiri fascisti - alla voce: Martire - Enciclopedia Italiana (1934) - Treccani.it). Il corpo del Sottosanti riposa nel nostro cimitero della Bellia e a lui è stata intitolata la piazzetta antistante la chiesa del Carmine. 
**Per maggiori notizie sullo scienziato piazzese potete leggere il post "1536 - Mungibeddu p'r'culös" del 22 marzo 2013.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

martedì 26 agosto 2014

Presentazione libro di Buttafuoco

Domani, mercoledì 27 agosto, presso l'Atrio Biblioteca Comunale, alle ore 18:30, c'è la presentazione del libro nella foto. Il relatore sarà Tino Vittorio, dell'Università di Catania, il moderatore il nostro concittadino Salvatore Lo Re.


Gaetano Masuzzo/cronarmerina 

lunedì 25 agosto 2014

Falsa squadra a calàta û Cullègiu

L'altro giorno il mio amico Diego mi ha fatto notare che in via Vittorio Emanuele I (a calàta û Cullègiu sc'nnénn â màngh drìtta) oltre ai pilastri della porta a dx nella foto, anche i pilastri delle cantunère della vicina via Anzaldi sono a falsa squadra, e chissà quante ce ne sono ancora!? La caccia continua.


Per chi volesse conoscere le altre "false squadre" trattate dal blog può leggersi i post del:

2 maggio 2013 - Chiedo lumi agli specialisti;
9 maggio 2013 - Altri pilastri particolari;
10 maggio 2013 - Un'altra falsa squadra;
11 luglio 2014 - False squadre a Sant'Anna; 

 

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

domenica 24 agosto 2014

Agosto 1941 Visite Eccellenti

Il principe Umberto II di Savoia in ospedale a Catania*
20 agosto 1941
Dopo i numerosi bombardamenti con bombe dirompenti e incendiarie dell'aviazione inglese nei giorni 15 e 16 agosto sulla città di Catania, che hanno causato 25 morti e 37 feriti, il principe Umberto II di Savoia (1904-1983) rende visita ai militari feriti e ricoverati all'Ospedale Vittorio Emanuele della città etnea. Mentre percorre un corridoio nota, da una porta socchiusa di una stanza, un giovane ammalato e insiste per salutarlo. Il giovane ricoverato in quei giorni a Catania è un ragazzo piazzese di 7 anni, si chiama Concetto e accanto ha la madre, Salvatrice, che nella foto sta parlando col principe. Dimenticavo un piccolo particolare che mi ha ricordato la moglie dell'allora piccolo ammalato: il principe, per scherzo e gioco, direzionò il fascio di luce della sua lampadina tascabile verso gli occhi del piccolo, strappandogli così un lieve sorriso.

*La foto è stata gentilmente concessa dalla moglie dell'allora giovane ammalato. 

Gaetano Masuzzo/cronarmerina
    

sabato 23 agosto 2014

Fontana c/da Ralbiato / n. 33

E' la fontana, ormai secca e abbandonata, che si trova in contrada Ralbiato sulla Strada Provinciale 15 a ca. 12 Km. da Piazza e 8 da Barrafranca. Accanto esiste un edificio che sembra dalle strutture interne un'ex chiesa. Doveva essere una grande fontana con una capiente vasca, molto frequentata dalle greggi della zona e dalle cavalcature che da Piazza andavano a Barrafranca e viceversa, il tutto sotto lo sguardo imperioso, autorevole e misterioso di Monte Naone*. 
  
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

*Di questo nome del monte ho riscontrato ben 11 varianti che vanno da Navone ad Anaor, ai tempi degli Arabi, ad Anattor e Avator, per lo storico benedettino di origine normanna Malaterra dell'XI secolo. 

venerdì 22 agosto 2014

Mostra fotografica a Mirabella Imbaccari

Pino Zaccaria


Quello che non siamo riusciti a organizzare e realizzare a Piazza, ci sono riusciti a Mirabella Imbaccari. L'altro giorno sono stato a visitare la mostra fotografica presso il Palazzo Biscari, alla sommità del paese a pochi chilometri da Piazza. Ho potuto vedere quasi 400 fotografie che rappresentano, come dice il sottotitolo alla mostra "Le Memorie fotografiche del '900 - Uno sguardo retrospettivo sulla Mirabella del secolo scorso e che non c'è più". Io, aggiungo, che si tratta di uno sguardo anche sulla vita che si conduceva a metà del secolo scorso nella nostra Città. Infatti, in tanti scatti ho potuto rivedere tanti momenti vissuti da me e dai miei antenati, più o meno prossimi. Tutto ciò è stato possibile grazie all'iniziativa degli amministratori (Filippo Cremona, Giuseppe Iurato e Peppe Moschella) e al fondatore (Pino Zaccaria, nella foto) del Gruppo su facebook "ARCHIVIO FOTOGRAFICO STORICO DI MIRABELLA IMBACCARI" che, raggiungendo in pochi mesi 1640 membri, ha potuto raccogliere oltre 1500 fotografie. Pino Zaccaria, emigrato in Germania nel 1977, è "un autodidatta di raffinata cultura e personalità poliedrica: fotografo e pittore, regista e autore di testi dei suoi documentari, nel 2008 ha pubblicato un libro dal titolo Il medioevo della mia infanzia. Uno spaccato di vita degli anni '50-'60 a Mirabella Imbaccari, piccolo centro agricolo siciliano... Nel libro l'Autore, secondo il filo del ricordo, ricostruisce le condizioni di vita a Mirabella negli anni '50, quando la povertà era in tutte le case... facendoci viaggiare indietro nel tempo, per ricordarci da dove discendiamo." Chiudo questo post sulla mostra fotografica, con le parole dello stesso Pino Zaccaria sulla sua autobiografia nelle quali ritrovo appieno le finalità di questo blog "... credo di avere raggiunto l'obiettivo di fermare il tempo, quello che segnava la fine di un'epoca, quella che fungeva da cerniera tra la nostra cultura contadina, che traeva stili di vita da secolari tradizioni tramandate da padre in figlio, e l'inizio di un'altra epoca completamente nuova, nella quale gli anziani hanno ormai perso l'atavico ruolo di ponte fra una generazione e l'altra. Un'epoca come quella attuale corre a velocità impressionante verso un futuro sempre più incerto, ignara (ahimè) del fatto che senza conoscenza delle tradizioni e del passato non può esservi conoscenza né del presente né del futuro." Complimenti ancora ai Mirabellesi per l'importante iniziativa che consiglio vivamente di visitare dalle 10 alle 12 e dalle 18 alle 22 sino al 30 agosto. 

Un particolare riconoscimento e ringraziamento va all'Associazione Volontari Protezione Civile "IMAKARA" per aver reso possibile con la propria organizzazione e puntuale generosità la preparazione e lo svolgimento della Mostra Fotografica.  




 Gaetano Masuzzo/cronarmerina

*Le citazioni virgolettate sono tratte da Pino Zaccaria, Il mio focus su Mirabella, S.D.S. Service, Mirabella Imbaccari, 2014, pp. 6, 11, 15 e 43.
**La foto della Littorina anni '50 presente nella homepage di questi giorni fa parte della mostra fotografica.   
           

giovedì 21 agosto 2014

U mastru di baccanu


La ghiandaia o càngh'ragià o carragià

L' AUCEDDI


Merli, marvizzi, chiuppi, turtureddi,
risignoli, cardiddi, pipituni,
e carcarazzi e poi carcarazzeddi,
pizziferri, spriveri e calandruni.

Pirnici, riddi, cucchi e quagghiceddi,
e beccafichi, rìnnini e tuduni,
ciàuli, gaddazzi e d'acqua gaddineddi,
"populu bassu" e qualchi ciciruni.

Ma nni chisti campagni è lu suvranu
'n auceddu murritusu chi truzzìa
l'armali gridazzeri e cantaturi.

Lu carragià ! Gran mastru di baccanu:
abbaja, frisca, canta, gnaulìa...
stu pappagaddu di li Paraturi !

Girolamo Giusto, 1937

Gaetano Masuzzo/cronarmerina


mercoledì 20 agosto 2014

Visti dagli altri / 4

La trippa

Il dì dell'Assunta il piazzese pensò di far baldoria, e con due tarì in mano se ne andò in piazza per la carne, che la vedeva ogni cent'anni. Ma gira e cammina, i soldi eran pochi e non gli bastavano neppure per uno stinco; e non sapeva che farsi. Finalmente, vista a un punto una gran trippa appesa all'uncino, tutta verde come la mantella di San Pietro e annuvolata dalle mosche, domandò che fosse; e sentito che non carne era ma trippa mangereccia, e i soldi gli bastavano, se ne fece tagliare una bella falda e mettere in carta.
- Ma - domandò prima d'andarsene, che non lo sapeva - o come si fa cotesta? Cruda o cotta? a brodo o s'ha da arrostire sulla graticola?
Il macellaio a spiegargli come, che doveva essere stracotta, e lui a imbrogliarcisi sempre, e si scordava ogni volta di raschiarla, sicché ci sentiva l'odore del ventre.
- E voi - disse infine spazientito - scrivetemelo su un bigliettino come si fa, ch'io non ci penso, e a casa me lo fo leggere da chi ci vede.
Il macellaio così fece; e lui se ne andò per la sua strada, la dritta avanti col bigliettino e la manca dietro con la trippa. Cammin facendo, il duomo gli veniva alla passata, e come c'era festa e dentro predicavano, ci entrò a darci un'occhiata. Ma aveva appena passata la porta ed era ancora con mezza berretta in testa, che il predicatore dal pulpito si volse a lui di botto come lo aspettasse là, e indicandolo a tutti con tanto di dito, cominciò a sbraitargli contro: 
- O dove vai tu con cotesta carne? Tu, ti dico, che pensi sempre alla carne e vieni al cospetto del Signore con la carne. Buttala lungi da te, e pensa dunque alla tua anima.
Il piazzese si sentiva preso dai turchi, e gli occhi di tutti gli erano addosso, e il bisbiglio era grande; ma come quello non la smetteva con la carne di qua e la carne di là, finalmente non ne poté più e avanzando il braccio gliela mostrò che era.
- Che carne e carne - gridò - non vedete ch'è trippa, che me l'han data per tale?
Tutti lo zittirono, e non contenti di ciò, come voleva sbandierarla ch'era trippa e c'era anche scritto nel bigliettino, lo cacciarono fuori con scandalo e gli chiusero la porta in faccia. Tutto acceso in volto, lui gridava che intendessero la ragione; e come non volevano sentirlo, masticando minaccioso che non c'era più modo di vivere in pace, continuò pei fatti suoi come prima, la dritta avanti e la manca dietro. Andando così, un cane sentì l'odore della trippa e si mise a seguirlo passo passo, annusando: finché a un punto con una boccata non gliela strappò di mano, e via come una lepre. Il piazzese si volse a guardarlo senza scomporsi, con la manca dov'era; e levando in aria la dritta col bigliettino, gli gridò dietro: 
- Ahbo', baggiano, corri quanto vuoi! La trippa l'hai tu, ma il bigliettino è qua, e non sai come farla.

Francesco Lanza (1897-1933), Mimi Siciliani, Milano, 1928

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

martedì 19 agosto 2014

Anche loro cambiano

U Saracìngh anni '60

U Saracìngh anni 2000
Come potete ben osservare anche i Saraceni cambiano col tempo. In alto quello del Palio dei Normanni degli anni '60. Sguardo accigliato con occhi grandi e furenti, pronto a destare paura ai cavalieri di Placia* che di lì a poco lo colpiranno con "precisione assoluta" ma, allo stesso tempo, con la bocca aperta dallo stupore per tutto il clamore e la cagnara al campo Sant'Ippolito. In basso quello del Palio dei Normanni dei nostri giorni, non più col tipico turbante bensì con una specie di bandana gialla, tanto di moda negli ultimi vent'anni. Lo sguardo sembra ormai di un Saraceno rassegnato, consapevole del ruolo assegnatogli ogni anno, stesso giorno e stessa ora, sempre sotto il sole d'agosto, ma con gli occhi azzurri sfavillanti da far concorrenza e invidia al suo peggior nemico, il Conte Ruggero d'Altavilla in persona. I grossi e grandi baffi hanno lasciato il posto a un più accurato look con barbetta e pizzetto hollywoodiano, forse per la presenza di una bella gran dama della Val di Mazara che lui ben ha frequentato per oltre 300 anni, ma l'espressione è sempre d'incredulità, sbalordimento: perché tutti questi tamburi, trombe, trombette e tromboni ?! 

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

*Vorrei ricordare ai miei concittadini che Placia è il più antico nome della nostra Città riscontrato in un diploma in latino del 1122. Il diploma è del conte Enrico Aleramico dove si legge di un testimone tal Gausonis de Placia. Invece quello di Plutia non ha alcun riscontro storico e non rientra neppure nei 22 appellativi che la nostra Città ha avuto dal 1122 al 1862, anno in cui si decise di chiamarla Piazza Armerina.

lunedì 18 agosto 2014

E' tornato


In questi giorni nelle nostre campagne è tornato questo uccello molto elegante che per colori del piumaggio non ha nulla da invidiare a quelli tropicali. E' il GRUCCIONE che prende il proprio nome dal suo tipico verso gru gru gru. E' un uccello diffuso nel bacino del Mediterraneo soprattutto sulle colline e giunge nelle nostre zone tra aprile e maggio. Quest'anno nei mesi di giugno e luglio si è fatto vedere, e sentire, poco. Invece da qualche giorno ho notato nuovamente la sua presenza e la sua partenza definitiva, per quest'anno, è prevista ad agosto inoltrato. Il gruccione nidifica in cunicoli lungo le scarpate sabbiose o lungo le rive dei fiumi. E' facile da fotografare sia in volo (l'apertuta alare arriva a 40 cm.) sia quando si posa sui fili della luce o sui rami senza foglie per riposarsi un po', per poi riprendere la caccia agli insetti in volo. Quando si tratta di insetti dotati di pungiglione, come le api, di cui sono ghiotti tanto da recare seri danni agli alveari, questi vengono ripetutamente sbattuti su una superficie dura, con l'ausilio del becco. Questo modo di nutrirsi e il colore nerastro del becco spiega il nome â ciaccësa: U P'ZZ'FÈRR (il becco di ferro). Quando iniziai a fotografarlo con uno zoom bello potente, non credevo ai miei occhi per quanto fosse colorato, troppo sgargiante rispetto a quelli a cui siamo abituati dalle nostre parti. Buona visione!  
Gaetano Masuzzo/cronarmerin.it

domenica 17 agosto 2014

Guardando gli altri / 3

 

I due mazzarinesi


I due mazzarinesi badavano all'orto, e il pa' riposava al pagliaio. Or uno della partita contava a voce forte i cocomeri da portare in piazza; e l'altro:
- O Pe' - gli gridò a un punto - mentr'hai la bocca aperta, chiama il pa'!


Francesco Lanza (1897-1933), Mimi Siciliani, Milano, 1928

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

sabato 16 agosto 2014

Malintesi agostani

 

Ma non si era detto che avremmo fatto solo una partita a ping pong ?!

(la foto del Saraceno perplesso è di Antonino Di Catania)

venerdì 15 agosto 2014

Menzagustu

Piazza Garibaldi, 1927

 

 

MENZAGUSTU


Ni li campagni nuddu c'è ca resta,
nè li vigneri e mancu li patruni;
pi strati, pi trazzeri e pi stratuni
la genti acchiana a lu Païsi lesta.

La "Muscatedda" chi la vuci agresta
'mmisca cu chidda di li campanuni,
e di milli palummi lu vuluni
càntanu allegri ca dumani è festa!

Menzagustu! Jurnata gluriusa
di vera fidi nni stu anticu Chiazza:
forsi accussì ad autri banni 'un s' usa.

Nuciddi virdi e la sira gelati...
m' a a menzujornu tutti nni la Chiazza
sù li Chiazzisi fermi ddà chiantati!

Girolamo Giusto, 1937

Note originali dell'autore: - Vigneri = Coltivavano un podere con salario annuale. - Nuciddi = E' la festa delle nocciole verdi, del torrone e, la sera, dei gelati. Alle dodici ogni buon Piazzese si trova in quel giorno nella piazza (n.d.r. = piazza Garibaldi) - Chiantati = Piantati, fermi; (n.d.r. - Muscatedda = è la campana più piccola tra quelle nel campanile della cattedrale).


Buon Ferragosto, Gaetano Masuzzo/cronarmerina


giovedì 14 agosto 2014

Il Palio di una volta / 15

 

Arcieri del Palio dei Normanni in piazza Duomo per la consegna delle chiavi della Città al Conte Ruggero, anni '60

mercoledì 13 agosto 2014

Sciroccu

u viddanu... a l'umbra menzu mortu s'arramazza.

 

SCIROCCU


Chiana lentu nni l'ària 'nfuscatizza
u suli ch'è malatu di giarnazza;
a pianta ch'era virdi 'na biddizza
ci 'mpinnulìanu sutt'a botta i vrazza.

Sta dintra a rinnuledda siddiatizza,
e a tùrtura nn' u boscu nun svulazza;
u viddanu s'affanna e pp'a stanchizza,
a l'umbra menzu mortu s'arramazza.

Mi sentu nn'a pirsuna allaccarata
'na muddàcchia, 'na noia di campari,
ca dòrmiri vurria tutt'a iurnata.

E si stu focu a tramuntana 'un stuta,
e n'hai vògghia, Ssuntì, di purmuniari...
oh comu ci 'ncasciassi 'na chiuvuta!

Girolamo Giusto, Scagghi e risugghi, Milano 1933

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

martedì 12 agosto 2014

ELENCO VISTI E GUARDANDO


Per leggere l'argomento andare sul Mese corrispondente in "Archivio blog" a dx della Home Page e cercare l'ARGOMENTO:

 1 Agosto  2014 - Visti dagli altri / 1 (La luna e il piazzese - Francesco Lanza);
 3 Agosto      "   - Visti dagli altri / 2 (Il diocotto - Francesco Lanza);
 5 Agosto      "   - Guardando gli altri / 1 (L'aidonese - Francesco Lanza);
 9 Agosto      "   - Visti dagli altri / 3 (Il piazzese - Francesco Lanza);
11 Agosto     "   - Guardando gli altri / 2 (La merla - Il barrafranchese - Francesco Lanza);
17 Agosto     "   - Guardando gl altri / 3 (I due mazzarinesi - Francesco Lanza);
20 Agosto     "   - Visti dagli altri / 4 (La trippa - Il piazzese - Francesco Lanza);
30 Agosto     "   - Guardando gli altri / 4 (I ferri ai piedi - I carropipani - Francesco Lanza);
  4 Settembre "   - Visti dagli altri / 5 (Il piazzese - Francesco Lanza);
20 Agosto     "   - Visti dagli altri / 4 (La trippa - Il piazzese - Francesco Lanza);
30 Agosto     "   - Guardando gli altri / 4 (I ferri ai piedi - I caropipani - Francesco Lanza);
18 Settembre "  - Guardando gli altri / 5 (Il barrafranchese - Francesco Lanza);

Il Palio di una volta / 14


Cavalieri del Palio dei Normanni presso il Gran Priorato di Sant'Andrea, anni '50

lunedì 11 agosto 2014

Guardando gli altri / 2

La merla

Una volta il barrafranchese se n'era ito a caccia, col trombone alla sgherra; e dopo lungo girare per monti e per valli capitò sotto una ficaia mora, vasta e frondosa; e c'era in cima nel folto un fico come una melanzana.
Al muovere delle foglie pareva che quello spiccasse il volo come una merla, e quindi ristava; e poi daccapo, sicché si vedeva e svedeva, senza mai si svelasse del tutto.
Col batticuore, il barrafranchese spianò l'arma; ma non essendone mai certo, prima gridò:
- O tu, sei fico o se' merla, che tiro o non tiro?
E quello zitto. E lui, più forte:
- O tu, ti dico, sei tu fico o se' merla, che tiro o non tiro?
E quello zitto.
Allora il barrafranchese chiuse gli occhi, e premendo il grilletto gridò:
- O fico o merla, tirritùmpete 'n terra!
E della trombonata rintronò la valle.

Francesco Lanza, Mimi Siciliani, Milano, 1928

Gaetano Masuzzo/cronarmerina


domenica 10 agosto 2014

POETI

Per leggere l'argomento andare sul MESE in "Archivio blog" a dx della Home Page e cercare l'ARGOMENTO:

29 Dicembre 2012  - Donati al comune i quaderni di Scibona;
12 Gennaio   2013  - Premio a Tanino Platania;
18 Luglio           "   - Il poeta sul blog (Roberto Lavuri);
  5 Marzo     2014   - La poetessa Severina La Vaccara 1;
  8 Marzo          "   - La poetessa Severina La Vaccara 2;
27 Maggio         "   - Il poeta Girolamo Giusto;
27 Ottobre        "   - Un altro premio a Tanino Platania;
  6 Gennaio  2015  - 33 poesie di Francesco (Francesco Lavore);
26 Febbraio      "    - Il poeta Carmelo Scibona / 1;
28 Febbario      "    - Il poeta Carmelo Scibona / 2;
  1 Marzo          "   - Il poeta Carmelo Scibona / 3;
  3 Marzo          "   - Il poeta Carmelo Scibona / 4;
  5 Marzo          "   - Il poeta Carmelo Scibona / 5 e ultimo;
  6 Marzo          "   - Avvertenza ai cultori del galloitalico;
13 Marzo          "   - Gaetano Marino Albanese/1;
15 Marzo          "   - Gaetano Marino Albanese/2;
17 Marzo          "   - Gaetano Marino Albanese/3;
20 Marzo          "   - Gaetano Marino Albanese/4;
22 Marzo          "   - Gaetano Marino Albanese/ 5 e ultimo;
13 Luglio           "   - Tanino Platania 1° Classificato;
18 Novembre    "   - L'autore di "O Piazza Antica" (Francesco Lavore);

PALIO DI UNA VOLTA

Per leggere l'argomento andare sul MESE in "Archivio blog" a dx della Home Page e cercare l'ARGOMENTO:

 2 Agosto 2013 - Il Palio di una volta / 1 (uscita dall'I.T.I.S., anni '60);
 3 Agosto     "   - Il Palio di una volta / 2 (tamburri al Campo Sant'Ippolito, anni '60);
 4 Agosto     "   - Il Palio di una volta / 3 (in via Gen.le Muscarà, anni '60);
 5 Agosto     "   - Il Palio di una volta / 4 (Conte Ruggero e paggetti, anni '60);
 6 Agosto     "   - Il Palio di una volta / 5 (in piazza Duomo, anni '60);
 7 Agosto     "   - Il Palio di una volta / 6 (cavalieri in piazza Stazione, anni '60);
 9 Agosto     "   - Il Palio di una volta / 7 (guardie normanne in piazza Stazione, anni '60);
10 Agosto    "   - Il Palio di una volta / 8 (alabardieri davanti Palazzo Trigona, anni '60);
12 Agosto    "   - Il Palio di una volta / 9 (in piazza Duomo e al Campo Sant'Ippolito, anni '60);
12 Agosto    "   - L'intervista di StartNews.it al Conte Ruggero;
13 Agosto    "   - Il Palio di una volta / 10 (tamburri battistrada e cavalieri Castellina, anni '60);
13 Agosto    "   - Il Palio di Armando (Armando Caltagirone, 1963);
14 Agosto    "   - Che Conte Ruggero ! (Calogero Mingoia, anni '50);
15 Agosto    "   - Il Palio di una volta / 11 Carmelo Conti, anni '60);
  4 Agosto 2014 - Il Palio di una volta / 12 (cavalieri, anni '30 e '40);
10 Agosto     "   - Il Palio di una volta / 13 (Lucio Paternicò, 1971);
12 Agosto     "   - Il Palio di una volta / 14 (cavalieri presso Sant'Andrea);
14 Agosto     "   - Il Palio di una volta / 15 (arcieri in piazza Duomo, anni '60);
16 Agosto     "   - Malintesi agostani (il Saraceno perplesso);
19 Agosto     "   - Anche lloro cambiano (i Saraceni del Palio);

Il Palio di una volta / 13

Il Conte Ruggero d'Altavilla del Palio dei Normanni anno 1971

all'uscita dall'Istituto Tecnico Industriale


Gaetano Masuzzo/cronarmerina

sabato 9 agosto 2014

Visti dagli altri / 3

 

Il piazzese


Tant'era valente il piazzese che non mangiava per non portarsi il pane alla bocca, e piuttosto che adoperare le mani preferiva lasciarsi morire di fame.
Si buttò dunque sotto una ficaia carica di frutti maturi, e aspettava con la bocca aperta che gli cascassero dentro, senza mai avanzare il braccio o il collo per prendere quelli d'intorno.
Passa ora passa poi, uno finalmente gli cascò in bocca, ma per non muovere i denti e ingozzarselo neppure lo toccò, e rimase così, finché non morì come un piazzese che era.

Francesco Lanza (Valguarnera Caropepe 1897-1933), Mimi Siciliani, Milano 1928

giovedì 7 agosto 2014

W San Gaetano


La freccia indica la statua di S. Gaetano davanti la Chiesa di S. Lorenzo (Teatini)

S. Gaetano di Thiene
Tanti auguri a tutti i Gaetano, Gaitàngh, Tatànu, Tanu, Tanùzzu, Tanù e Tanìnu, presenti e assenti, giovani e anziani, che oggi compiono l'onomastico. Il nome Gaetano un tempo era diffuso in tutta Italia, oggi è prevalentemente presente al Sud, in particolare in Campania e in Sicilia, grazie alla venerazione verso il Santo e alla presenza dell'Ordine dei Teatini in queste zone. 
Già qualche anno prima della beatificazione avvenuta nel 1629, nella nostra Città era presente la devozione per il Patriarca dei Chierici Regolari dei Teatini, Gaetano di Thiene, e si parlava di fatti straordinari e autentici prodigi che si erano verificati per sua intercessione. 
Questa devozione culminò nell'agosto del 1641 con la proclamazione, da parte del Senato Cittadino e del Consiglio degli Ottanta, a 3° Compatrono della nostra Città allora chiamata Platia e, inoltre, è Patrono secondario della Diocesi di Piazza Armerina. 
San Gaetano nacque a Thiene, in prov. di Vicenza, nel 1480 e morì a Napoli nel 1547. 

Gaetano Masuzzo/cronarmerina 

mercoledì 6 agosto 2014

Luntani di CHIAZZA

La statua della Madonna della Lettera all'ingresso del porto di Messina*

 

A LI CHIAZZISI LUNTANI DI CHIAZZA


O di Chiazza li "côi" quantu sù duci
e scurdàrsili, no, nuddu è capaci !
Chiamu di Matri ca diventa cruci
si nun s' ascuta, e d' ascutarla piaci.

Vui, ca la sorti a la stranìa riduci,
e lu lammiccu nun vi duna paci,
stàtici attenti a sta chiazzisa vuci :
di Chiazza parla e sa ch' 'un vi dispiaci.

Parla di Chiazza, di Chiazza amurusu,
di lu sò Virdi, di li sò biddizzi,
comu mai nni parlò Vucca chiazzisa.

Lu vostru cori, d' Idda disiusu,
senti sta vuci e senti li carizzi
di Mamma ca pi vui sta sempri 'ntisa.

Girolamo GIUSTO, 1937


*La prima immagine della Sicilia per chi arriva dal Continente sul traghetto, possibilmente con un'arancina tra le mani.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

martedì 5 agosto 2014

Guardando gli altri / 1

L'aidonese

Un dì l'aidonese litigò col proprio asino che non voleva saltare un fosso; e poiché quello inarcandosi gli parava la testa, egli accettò la sfida e la fecero a testate.
Dai tu che do io, la battaglia durò a lungo, e infine l'asino dovette dichiararsi vinto. 
- Ah, minchione! - gridò ansante l'aidonese, tastandosi la zucca - tu puoi vincermi benissimo per giudizio, ma in quanto a testa non me la fai: l'ho più dura della tua. 

Francesco Lanza (1897 - 1933), Mimi Siciliani, Milano 1928

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

lunedì 4 agosto 2014

Il Palio di una volta / 12

Oggi inizia un'altra serie di pubblicazioni di foto realtive al Palio dei Normanni. Questa riguarda una delle primissime edizioni e stando alle divise indossate dai militari in basso a sx (verso il centro la tipica divisa dell'avanguardista fascista) si tratta di fine anni 30 inizio anni 40. Dal panorama sullo sfondo si direbbe scattata dal Piano Sant'Ippolito, mentre i cavalieri indossano abiti di un altro periodo storico rispetto a quello dei Normanni, del '600 o del '700.  

Gaetano Masuzzo/cronarmerina 

Spettacolo teatrale

L'ASSOCIAZIONE CULTURALE
"IL BAULE DELL'ARTE"
DOMANI Martedì 5 AGOSTO 2014 ALLE ORE 20:30
PRESSO L'ATRIO BIBLIOTECA
PRESENTA LO SPETTACOLO TEATRALE

"Pot-Pourrì di VariEtà"

A cura di Antonio Cascio con la collaborazione della Scuola di Ballo dei Maestri Corallo "Dance Whit Me"

Ingresso € 10,00 Ridotto € 7,00

(Lo spettacolo verrà replicato Mercoledì 6 agosto alle ore 20:30)


domenica 3 agosto 2014

Visti dagli altri / 2

Il diocotto

Il piazzese era malato; giorno e notte in fondo al letto tossiva e sudava, e l'aria gli mancava. La moglie, disperandosi, gli faceva:
- Perché non vi raccomadate a Cristo e a San Luca, che vi fanno la grazia?
Lui si raccomadava a Cristo e a San Luca, ai santi del paradiso e alle anime del purgatorio, ma quelli più duri del muro, sicché non ne poté più, e volle il medico:
- Che Cristo e San Luca, che son di legno e non m'hanno udito! Voglio invece il medico che è vivo e mi sente.
Quegli venne e lo batté tutto come un tamburino; lo ascoltò davanti e di dietro facendolo soffiare come i mantici del duomo, e infine, parlando con la lingua di fuori, gli ordinò un diocotto, mattina e sera.
Andatosene, la moglie trasse dalla parete, dove c'era da vent'anni, un crocifisso tutto affumicato scacato dalle mosche, e lo ficcò nella pentola, facendolo bollire fino a notte; e intanto il piazzese, girandosi su l'un fianco e sull'altro, andava gemendo:
- Se Cristo crudo non mi fece nulla, che volete che mi faccia cotto?
E quella: - Gnornò, marito mio; se il dottore ve l'ha raccomadato vuol dire che cotto s'ammollisce, e vi sana. Non lo sapete che Cristo ha la testa dura?
Come dunque il brodetto fu pronto, gliene empì una gran tazza e gliela diede a bere, calda fumante; e lui sudava come un fiume, e la notte dovettero cangiargli le lenzuola, la camicia e la berretta di lana.
- Lo vedete, marito mio - faceva la moglie - che cotto vi tira il morbo dal sangue?
La mattina, svegliandosi, egli si sentì sano e sanato, e non voleva crederci; ma per più sicurezza la moglie gli diede a bere un'altra tazza del diocotto miracoloso. Poi quando fu sano del tutto e s'alzò, lo narrava per meraviglia:
- Avete inteso com'è Cristo, che per far miracoli ha da esser cotto?

Francesco Lanza (Valguarnera Caropepe 1897 - 1933), Mimi Siciliani, Milano 1928

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

venerdì 1 agosto 2014

Visti dagli altri / 1

Irma Costa "La luna e il piazzese", Galleria Civica, Enna, 1999

 

La luna e il piazzese


Due mazzarinesi , 'mbriachi fino alle nasche come scimmie, uscirono dalla taverna ch'era notte; e per ragionarla meglio se n'andavano a braccetto a piacere dei piedi, un passo avanti e due indietro, che parevano a mare.
A un punto, sul campanile della chiesa si levò la luna, tonda come una ruota e tutta raggiante; e quelli, che gli pesava il vino, restarono allucinati a mirarla.
Uno della partita, ch'era il più cotto, gli parve il sole, e mostrandola al compagno faceva:
- Guardate compare mio, che ci è spuntato il sole tra' piedi, e noi non ce ne siamo accorti.
E l'altro, per non dargliela vinta: - 'Gnornò, che non è il sole, ma la luna, che i galli non cantano.
E quello: E io vi dico che è il sole.
E io, che è la luna.
E' il sole, è la luna, nessuno se la voleva dar persa, e se non era che non stavano dritti finiva a zuffa. Finalmente, si trovava a passare di là il piazzese, che iva a Mazzarino, pei fatti suoi; e quelli vedendolo si volsero a lui, che dicesse la sua: - O voi messere, è quello il sole, o la luna?
E il piazzese: Ahbo' io forestiero sono!  

Francesco Lanza  (Valguarnera Caropepe 1897 - 1933),  Mimi siciliani, Milano 1928

"I Mimi sono il più straordinario, singolare, originale libro del Novecento italiano"
(Vincenzo Consolo)

Gaetano Masuzzo/cronarmerina