Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

sabato 23 novembre 2013

Igiene medievale e non / parte 1^

Siamo stati abituati a immaginare le popolazioni del Medioevo come una torma di cenciosi maleodoranti e i loro corpi come un succulento banchetto per nugoli di cimici e pidocchi. A questa visione non si sottraggono i nobili o addirittura i sovrani che, seppur addobbati con abiti fastosi, crediamo che celino nelle loro parti intime una nutrita collezione di parassiti. Nei fatti, la reale condizione igienica dell'uomo del Medioevo è un po' più articolata. Innanzitutto non è vero che non ci si lavava mai: sono infatti numerose le miniature dell'epoca che rappresentano uomini e donne che fanno i bagni nudi, lasciando intendere come questa pratica fosse considerata naturale. Ancora, sfogliando i trattati del tempo, si legge che tra i doveri delle mogli c'è quello di dare ristoro al marito, che giunge dopo una giornata di duro lavoro, con acqua possibilmente calda e il cambio d'abito. In più, nei romanzi di cavalleria, "best seller" del periodo, appare buona norma offrire un bagno all'ospite che giunge stanco e impolverato o elargire il sollievo di un catino d'acqua calda per i piedi. I testi ci hanno inoltre tramandato immagini ricche di particolari, soprattutto in relazione alle classi agiate: il bagno avveniva in camera da letto, solitamente prima di andare a coricarsi; venivano esposti dei panni attorno al letto, ognuno cosparso di fiori ed erbe verdi profumate; inoltre erano disposte sul pavimento delle spugne sulle quali era possibile sedersi o sdraiarsi. L'abluzione vera e propria avveniva in un bacile di legno imbottito con un tessuto, riempito con acqua riscaldata resa fragrante da erbe fresche; ci si lavava il corpo con spugne morbide che venivano risciacquate con acqua pulita e tiepida, profumata di rose. Infine, il corpo veniva asciugato con panni puliti e, indossate le calze, ci si poteva finalmente abbandonare tra le braccia di Morfeo. Spesso il riserbo dotava la struttura di tende a baldacchino, al riparo dei quali era possibile godere di una certa privacy. Nei periodi più caldi, la vasca era posta nei giardini esterni e addirittura durante gli spostamenti veniva trasportato tutto l'occorrente affinchè il signore non si privasse di questa delizia, compreso un servo atto al mantenimento della temperatura dell'acqua. (continua) [tratto da G. Staffa, 101 Storie sul Medioevo, N.C.ed.] Gaetano Masuzzo/cronarmerina

1 commento:

  1. Volevo sottolineare che queste pratiche igieniche avvenivano tra i "signori" di allora, mentre il popolo viveva nella sporcizia assoluta. L'abitazione comune di una famiglia di contadini era costituita da un edificio al piano terra diviso a metà: da una parte vi erano gli animali e dall'altra l'intera famiglia che comunemente viveva in una sola grande stanza che fungeva da camera da letto, cucina, ecc. In un angolo vi era il focolare che in moltissimi casi non aveva neanche il camino e quindi tutto era annerito dal fumo. Il pavimento era in terra battuta e la toilette era costituita da un gabbiotto in legno con un buco al centro posto fuori in cortile (prego vedere abitazioni attuali in Romania, Moldavia, Ucraina, ecc.). La vera rivoluzione, dal punto di vista igienico evvenne, ma solo in alcune parti d'Italia, solo quando si iniziò ad allevare il baco da seta. Animale che per vivere aveva bisogno di ambienti ampi, puliti, e riscaldati. Così gli abitanti costruirono un altro piano della lora casupola, installando una grande cucina dotata di camino e con pavimento in assi di legno. Ciò permetteva di poter allevare i bachi, che si nutrivano solo di foglie di gelso, per ottenere i bozzoli da cui avrebbero ricavato la seta. La cura di questi animaletti era affidata alle donne, così come tutte le operazioni per ottenere il prezioso filato.

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